C’è un retrogusto amaro, nella staffetta al vertice delle Generali. L’uscita di scena dell’ottuagenario Antoine Bernheim è stata assai mesta, e condita da gocce di curaro che non hanno risparmiato nessuno: dai nuovi soci di Trieste (Caltagirone) ai vecchi amici di Parigi (Bollorè). «La mia vita era il mio lavoro», ha confessato. Come a dire che ora, finito il lavoro, finisce anche la vita. Una confessione marqueziana, da «Autunno del Patriarca», che rende bene l’idea di cosa erano ormai diventate le Generali. Una gloriosa compagnia che ha fatto un pezzo di storia d’Italia e di Mitteleuropa, e che ha dato persino un impiego a un giovane Franz Kafka, ma che ormai era un po’ ripiegata su stessa e sul suo passato.
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