In Italia , purtroppo, ci sono molte cose buone che raramente vengono concretizzate, e tra queste bisogna annoverare la privatizzazione del patrimonio pubblico e il taglio dei costi della politica. La privatizzazione avviene solo all’estremo, quando non c’è altra alternativa per la risoluzione dei problemi, come avvenne negli anni 1992-93 .
In assenza di quelle privatizzazioni,infatti, il debito pubblico avrebbe raggiunto,oggi, livelli maggiori. Alla classe politica non piacciono le privatizzazioni perché fanno venire meno l’ingerenza della politica in settori molto importanti. In questi anni non si è più parlato di privatizzazioni, e nella bozza originaria della manovra finanziaria , che è sotto esame al Parlamento, non vi era alcun riferimento all’alienazione di parte del patrimonio statale. Tuttavia ,ad un certo punto, si è pensato di modificare l’attuale manovra finanziaria e , benché il ministro Giulio Tremonti non si sia mai dichiarato favorevole alle privatizzazioni, ieri è venuto incontro alle richieste dei mercati.
Tuttavia, per allontanare le problematiche relative alla speculazione , sarebbe bisognoso prevedere nella manovra un secondo obiettivo, e cioè il taglio dei costi della politica, a partire dalle Province sino alle grandi aree , dalle circoscrizioni agli enti più strani. Qualora,poi, si presentasse la necessità di raggruppare i Comuni, si dovrebbe agire senza tentennamenti. Tutto ciò vale anche per i componenti delle assemblee e delle amministrazioni. Ciò permetterebbe di diminuire molto la spesa fissa, e non si farebbero affiorare le spese potenziali degli eletti.