Si chiama conflitto d’interessi il vero tarlo che corrode la finanza Usa

«Temo fortemente che il caso Goldman Sachs non resterà isolato. Sta emergendo in modo drammatico quello che è stato sicuramente il problema numero della finanza americana in questi anni: gli spaventosi conflitti d’interesse». Un termine quest’ultimo che a noi italiani suona familiare, ma per tutt’altri motivi. A Wall Street il problema è il seguente: «Non è possibile che in una stessa entità si concentrino l’emissione di titoli e la loro certificazione», insiste Michael Spence, premio Nobel 2001, uno dei più prestigiosi economisti americani e anche dei più critici e più outspoken (nel senso che parla chiaro) verso lo strapotere del complesso bancariofinanziario. Spence, classe 1942, è al Cuoa di Altavilla, dove è stato accolto dal presidente di Confindustria Vicenza, Roberto Zuccato, per una serata in suo onore nell’ambito del Festival delle Città Impresa. Nel nostro paese peraltro è di casa per essere stato a lungo visiting professor alla Bocconi (dopo gli anni di Stanford l’anno prossimo insegnerà alla Nyu) e anche per avere una moglie e due figli piccoli milanesi: «Vorrei che facessero le elementari in Italia e poi restassero perfettamente bilingui e biculturali».

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